ROMA – Dai tempi dell’editto di Saint Cloud promulgato da Napoleone che imponeva le sepolture fuori dai centri abitati, in Occidente si è affermata solo un’altra opzione per lo smaltimento dei defunti, e cioè la cremazione. Non stupisca tuttavia il nichilismo implicito nell’uso del termine “smaltimento”, specie di fronte alla novità mortuaria giunta dallo Stato di Washington, il meno religioso degli Stati Uniti: il caro estinto trasformato in compost.
Più economico ed eco-sostenibile
Non siamo lontani dal “vasetto di crema” del Totò nichilista di “Signori si nasce” di fronte a Peppino sarto dei preti bigotto. Tuttavia la tecnica appena autorizzata si propone come più economica e più ecologica di sepoltura e cremazione. La prima costa in America tra gli 8 e i 25mila dollari, la seconda si aggira sui 6mila. La trasformazione del cadavere in compost promette invece di costare meno e di rispettare di più l’ambiente. Perché tra legno che mangia foreste e forni che bruciano combustibile, l’anidride carbonica nell’atmosfera è davvero troppa.
Un metro cubo di suolo
La tecnica sviluppata dall’architetta Katrina Spade (affinata grazie a 6 morituri volontari) consiste nell’avvolgere il cadavere in un sudario prima di adagiarlo in un letto di trucioli di legno, paglia e erba medica. “Questo sistema – spiega Alessandro Pilo su La Stampa – permette di avviare un’azione microbica che elimina batteri o virus. Il processo di decomposizione avviene in trenta giorni, e produce poco meno di un metro cubo di suolo”.
Da affidare ai parenti. Ritornare alla terra, non è meraviglioso? E poi sembra pulito, pratico, moderno. Katrin Spade, forte del nulla osta statale, del sostegno di finanziatori avveduti e del consenso popolare (una novantenne ne ha sollecitato l’autorizzazione pregando di far presto) conta di farci anche dei soldi, ha creato una società ad hoc, la Recompose. In 7mila si sono già prenotati.
Deriva nichilista
Nel resto del mondo tuttavia si fa fatica ad accettare questa prospettiva materialista di riduzione organica ed eco-sostenibile della vita che fu. A cominciare dal comune di San Quirico d’Orcia che si è lamentato con il quotidiano La Stampa reo di aver messo, a corredo dell’articolo, la foto del boschetto di cipressi che fa corona all’ameno colle simbolo del paesaggio toscano e spesso oggetto di plagio iconografico. Non piacciono al sindaco il furto di immagine e l’associazione con la “deriva nichilista” oggetto della notizia.
Ugo Foscolo, che sui sepolcri ci ha scritto un carme immortale – sul significato spirituale e morale della memoria dei defunti conservata in un luogo deputato che sia garanzia di continuità tra le generazioni e in qualche modo superi l’idea della morte come nulla eterno – si sta rivoltando nella tomba. (fonte La Stampa)